In Lost Spring la natura si rappresenta velata.
Le opere sono infatti un esercizio di fading, in cui la natura, con le sue forme più care e note, sembra passare e scivolare via, lasciando di sé sinopie struggenti.
Per ottenere questo effetto Brigitta Rossetti ha fatto uso di materiali decisamente inusuali come la carta assorbente: disfare il reale sotto i colpi di altre sintassi e riproporlo come agglomerato cromatico di una lingua nuova o appartenente ad un'altra zona della percezione.
Fiori sfogliati, tracce di deserto, polline disperso ma soprattutto silenzio, che si crea attorno a queste campiture. Una primavera che non esiste più nei suoi colori e profumi a causa dell'alterata ciclicità delle stagioni, ma che continua ad esistere negli stati d'animo delle persone.
Uno spazio interiore, quello del bisogno di luce e di tepore, che l'artista riesce ad esprimere generando un moto di libertà. Lo fa attraverso cromatismi leggeri, come leggera è la liberazione che arriva al termine di quei momenti in cui sembra non ci sia limite al peggio.
Questo è ciò che resta al termine del percorso in questa primavera impressa nell'animo di ognuno di noi: l’artista riesce a dar voce a questo vagheggiante sentimento che si alterna sottile tra rimpianto e libertà.
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