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  Hortus Conclusus

Fiori Immaginari

Duemilacento anni fa il poeta Tito Lucrezio scriveva il De Rerum Natura dove, attraverso il linguaggio della natura delle cose, riprendeva i temi della filosofia epicurea quali la liberazione dalla spiegazione dei fenomeni naturali. L’incipit del primo dei sei volumi inizia con queste parole:

Flos Faunos, vecchie pagine di libri, acrilico su tela montata su legno con graffette e cornice in ferro, 53x70, 2013



Aeneadum genetrix, hominum divomque voluptas, alma Venus, caeli subter labentia signa quae mare navigerum, quae terras frugiferentis concelebras, per te quoniam genus omne animantum concipitur visitque exortum lumina solis: te, dea, te fugiunt venti, te nubila caeli adventumque tuum, tibi suavis daedala tellus summittit flores, tibi rident aequora ponti placatumque nitet diffuso lumine caelum.



Madre degli Eneadi, piacere degli uomini e degli dèi, Venere datrice di vita, che sotto gli astri vaganti del cielo popoli il mare percorso dalle navi, le terre fertili di messi, poiché grazie a te ogni specie di viventi si forma e, una volta sbocciata vede la luce del sole: te, o dea, fuggono i venti, fuggono le nuvole del cielo, per te la terra industriosa fa spuntare soavi fiori sotto i piedi , a te sorridono le distese del mare e il cielo placato splende di luce diffusa.





Questo è uno dei testi a cui l’artista si è ispirata ma al quale vanno aggiunti anche altre opere in latino come le Metamorfosi di Ovidio, le Odi di Orazio, le Elegie di Tibullo e i versi epigrammatici di Catullo, unitamente all’abitudine quotidiana dell’osservazione della natura dal patio del suo studio immerso nella campagna, hanno ispirato all’artista il ciclo dei fiori immaginari: un percorso attraverso cui Brigitta Rossetti devia, ma solo in parte, da quella che è la sua cifra stilistica che si esprime in opere ispirate alla fragilità e alla forza degli steli floreali e degli arbusti che sfidano ogni legge di gravità puntando verso i cieli del mondo.

Flos Somnium, vecchie pagine di libri, acrilico su tela montata su legno con graffette e cornice in ferro, 53x70, 2013 Qui il percorso si fa più intimo e raccolto, racchiuso in un ideale orto-giardino
protetto dai venti, accudito dal pensiero filosofico, dove l’immaginazione trova lo spazio per essere liberata ma al contempo raccolta. Le opere diventano icone botaniche sacrali. Non ci si chiede a quale giardino appartengano: è il giardino del mondo, che racchiude ogni cultura, ma che subisce influssi archetipi della filosofia orientale.


L’artista lo fa dando ad ognuno dei suoi fiori immaginari un nome altrettanto immaginario in latino. Non si accanisca il visitatore a ricercarne l’origine scientifica: la scelta della lingua latina è solo frutto di un bisogno dell’artista: scavare nel tempo e fermare il tempo.

Un esercizio non facile in questi tempi, ma il ruolo dell’arte sta anche in questo: lasciare che la serenità, l’emozione, il sogno trovino uno spazio in cui prendere il sopravvento. In questo modo l’artista vuole dimostrare che il terrore dell’animo lo si vince anche attraverso un’osservazione razionale della natura.


E Brigitta Rossetti ricerca e ricrea questo spazio, che da immaginario si fa tangibile, fosse anche solo per un minuto.


Herba Limpha, vecchie pagine di libri, acrilico su tela montata su legno con graffette e cornice in ferro, 53x70, 2013


I suoi fiori, racchiusi nel giardino ideale, che sembra rubato da quelle invalicabili mura che spesso nascondono la bellezza vera di una città, si offrono alle persone. Raccontano di viaggi dell’anima, di passioni liberate, di confidenze intime, di appunti scritti e di testi studiati.

Nelle pagine dei libri, depositate sulla tela, i fiori immaginari parlano: dicono poche parole ma permettono di seguire la via segreta verso il luogo dove si celebra la natura, con un linguaggio che unisce il passato al presente.

 
La sezione è solo rappresentativa della produzione artistica di Brigitta Rossetti
 
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